Care compagne,
vorremmo condividere la nostra storia con voi.
Siamo lavoratrici del settore agricolo. Da 52 giorni occupiamo una tenda fuori dalla Serra Agrobay per rivendicare i nostri diritti. Viviamo in Turchia, nei paesini delle province di Bergama, Dikili, Kınık e Ayvalık. Abbiamo cominciato a lavorare nel settore agricolo quando eravamo molto giovani e poi abbiamo cominciato a lavorare nella Serra Agrobay. Lavoriamo nel nostro territorio per il profitto di qualcun altro, delle aziende e dei nostri capi. Alcune di noi hanno lavorato alla Agrobay per 6, 12 o addirittura 18 anni. Anche se non siamo avanti con l’età, in molte siamo già nonne, ma purtroppo dobbiamo continuare a lavorare per far fronte ai nostri bisogni. Tra figli da mandare a scuola e nipoti in arrivo non abbiamo altra opzione che continuare a lavorare per coprire gli elevati costi dell’affitto e dei prestiti bancari. Per tirare avanti non abbiamo altra opzione che continuare a vendere il nostro lavoro. Qui nelle nostre provincie come altrove le donne non hanno molte possibilità di scelta oltre a quella di lavorare nel settore agricolo. Ed è per questo motivo che Agrobay è riuscita a farci lavorare in condizioni dure e oppressive, ed è stata sottoposta al controllo pubblico solo di recente.
La disperazione causata da bisogni e mancanza di opzioni ci ha costrette a lavorare per anni senza assicurazione e sotto temperature insopportabili. Siamo scampate a vari incidenti gravi dovuti alla mancanza di misure necessarie a garantire la sicurezza delle nostre vite. Abbiamo dovuto sopportare mobbing e bullismo in abbondanza. Dopo anni di sfruttamento in cambio di un salario molto basso, abbiamo deciso di alzare la testa ma siamo state cacciate non appena ci siamo sindacalizzate con l’obiettivo di migliorare il nostro posto di lavoro e rivendicare i diritti che ci erano negati. Oltre il danno, la punizione: né liquidazione né indennità di disoccupazione perché licenziate con il codice 46, usato in caso di furto e reati moralmente condannabili e dunque anche un ostacolo nella ricerca di un altro lavoro. Noi, donne che non ce ne siamo mai andate, che non abbiamo mai toccato nessuno dei beni dell’azienda, che abbiamo lavorato senza una giusta retribuzione, ci siamo unite per resistere contro una tale diffamazione. Questo è il momento in cui la nostra storia ha cominciato a prendere un’altra direzione.
Prima eravamo lavoratrici sottoposte per anni a sfruttamento, mobbing e forme di oppressione varie come la riduzione delle pause per andare in bagno o la violazione del diritto ai fine settimana liberi e alle ferie; ora siamo diventate Agrobay Direnişçisi Kadınlar (Le Donne della Resistenza di Agrobay), un collettivo organizzativo di lavoratrici. Ovviamente lo sapevamo che ci avrebbero fatto pagare cara la decisione di resistere contro le loro dilaganti pratiche di sfruttamento. Subito dopo aver iniziato le nostre proteste, abbiamo dovuto affrontare una risposta sproporzionata da parte della gendarmeria: siamo state prese in custodia, picchiate e trascinate per terra davanti ai nostri nipoti. Ci hanno ammanettato. Manette alle nostre mani, quelle stesse mani che hanno reso possibile la realizzazione di ogni singolo prodotto di Agrobay. Nel frattempo la nostra capa Arzu ha iniziato a fare il giro dei paesini vicini, bussando a ogni porta per assicurarsi che le nostre stesse comunità ci ripudiassero per aver rivendicato i nostri diritti. È stata lei a denigrarci come “terroriste” in diretta televisiva e nelle interviste ai notiziari, atteggiandosi a donna d’affari impegnata nell’emancipazione economica delle donne. I suoi legami sia con l’attuale regime che con i partiti di opposizione le garantiscono uno spazio di azione e una fiducia infinita nella sua capacità di manipolare l’opinione pubblica. Conosciamo e osserviamo chi glielo permette, chi è ignaro del nostro dolore e soffoca le nostre voci, chi ha paura di stare al nostro fianco. Ma quel che sfugge a questa gente è una cosa importante: noi lavoratrici di Agrobay ci stiamo sollevando nonostante i confini di ciò che la società si aspetta dalle donne, anche se le nostre famiglie non ci sostengono. La nostra lotta non ruota attorno ai risarcimenti o ai salari non pagati; ci siamo riunite per sbloccare questo intero sistema in cui una sola donna può comodamente calpestare migliaia di altre donne e i loro mezzi di sostentamento. Crediamo che la fiamma della nostra resistenza diventerà il fuoco di tutte le donne di queste province, donne che insorgeranno come abbiamo fatto noi.
Se oggi Agrobay è la serra più grande d’Europa è perché noi lavoratrici l’abbiamo resa tale. Non chiediamo niente di più dei diritti che ci spettano da fin troppo tempo. Agrobay non ci ha lasciato altra possibilità di ricorso oltre ai tribunali del lavoro: sanno benissimo che quando i tribunali riconosceranno le nostre legittime richieste, i salari che non ci sono stati pagati non saranno che quattro soldi [per via dell‘attuale crisi economica e della continua crescita dell’alto tasso di inflazione]. Nell’attesa ci ritroveremo a dover lottare per far fronte a spese e affitti, mentre l’azienda se la caverà facilmente nonostante l’incostituzionalità delle sue pratiche lavorative. Per intimidire le altre donne che vorrebbero far sentire la propria voce e rivendicare i propri diritti ci dipingono come un brutto esempio: vogliono che tutti pensino che donne lavoratrici non ce la possano fare di fronte a tutto il loro potere e denaro. Aiutaci ad alzare la voce contro Agrobay, la cui ricchezza si accumula solo perché ci derubano dei nostri salari, diritti e mezzi di sussistenza.
Abbiamo bisogno di una coalizione di donne che sia organizzata, sincera e impegnata concretamente contro aziende che non solo ci schiavizzano ma rivendicano perfino il marchio di aziende impegnate nell’emancipazione di noi donne. Il sostegno collettivo di donne alla nostra lotta è un’ancora di salvezza. Puoi venire a trovarci nella nostra tenda, spargere la voce sui social media, protestare davanti ai consolati dei paesi con cui Agrobay intrattiene rapporti commerciali, perorare e fare pressione sui partiti politici, condividere la nostra lotta con le reti internazionali e organizzare boicottaggi. Puoi supportarci a modo tuo. Perché quando vinceremo, non sarà una vittoria solo per noi ma per tutte le donne che lavorano nel settore agricolo proprio come facciamo noi in queste città. Perché quando vinceremo, sarà una vittoria collettiva e le nostre storie avranno finalmente iniziato a cambiare.
Con affetto e solidarietà,
Le Donne della Resistenza di Agrobay